domenica 27 settembre 2009


IO QUELLA VOLTA LI' AVEVO 25 ANNI

(Testo inedito di Gaber/Luporini)




Io, quella volta lì, avevo sessant'anni. Eravamo nel 2000 ogiù di lì. Praticamente ora. E vedendo le nuove generazioni, i venticinquenni di ora così diversi mi domando: che eredità abbiamo lasciato ai nostri figli?Forse, in alcuni casi, un normale benessere. Ma non è questo il punto. Vogliodire... un’idea, un sentimento, una morale, una visione del mondo... No, tutto questo non lo vedo. Allora ci saranno senz’altro delle colpe. Sì, il coro della tragedia greca: i figli devono espiare le colpe dei padri.Siamo stati forse noi padri insensibili, autoritari, legislatori di stupide istituzioni? No. Allora dove sono le nostre colpe. Un momento, era troppo facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici. I nostri padri avevano fatto la resistenza. Forse avremmo dovuto farla anche noi, laresistenza. E’ sempre tempo di resistenza. Perché invece di esibire il nostro atteggiamento libertario non abbiamo dato uno sguardo all’avanzata dello sviluppo insensato? Perché invece di parlare di buoni e di cattivi non abbiamo alzato un muro contro la mano invisibile e spudorata del Mercato? Perché avvertivamo l’appiattimento del consumo e compravamo motorini ai nostri figli?Perché non ci siamo mai ribellati alla violenza dell’oggetto?Il Mercato ci ringrazia. Gli abbiamo dato il nostro prezioso contributo.Ma voi, sì, voi come figli, non avete neanche una colpa? Dov’è il segno di una vita diversa? Forse sono io che non vedo. Rispondetemi:dov’è la spinta verso qualcosa che sta per rinascere? Dov’è la vostra individuazione del nemico? Quale resistenza avete fatto contro il potere,contro le ideologie dominanti, contro l’annientamento dell’individuo?Daccordo, non posso essere io a lanciare ingiurie contro la vostra impotenza.C’ho da pensare alla mia. Però spiegatemi perché vi abbandonate ad un’inerzia così silenziosa e passiva? Perché vi rassegnate a questa vita mediocre senza l’ombra di un desiderio, di uno slancio, di una proposta qualsiasi? Forse il mio stomaco richiede qualcosa di più spettacolare, di più rabbioso, di più violento? No! Di più vitale, di più rigoroso, qualcosa che possa esprimere almeno un rifiuto, un’indignazione, un dolore…Quale dolore? Ormai non sappiamo neanche più cos’è, il dolore! Siamo caduti in una specie di noia, di depressione... Certo, è il marchio dell’epoca. E quando la noia e la depressione si insinuano dentro di noi tutto sembra privodi significato. Si potrebbe dire la stessa cosa del dolore? No!Il dolore è visibile, chiaro, localizzato, mentre la depressione evoca un malesenza sede, senza sostanza, senza nulla... salvo questo nulla non identificabile che ci corrode.

giovedì 17 settembre 2009


Sii pronta (Estote Parati)

"Essere pronta, non vuol dire essere preparata;
non vuol dire aver previsto tutto;
questo è impossibile;
nessuno può farlo.
La vita è troppo grande, troppo sconosciuta ancora,
perché l'uomo possa dire:
"so cosa mi aspetta, voglio prepararmi".
"Essere pronta, non vuol dire essere preparata;
non vuol dire aver previsto tutto;
questo è impossibile;
nessuno può farlo.
La vita è troppo grande, troppo sconosciuta ancora,
perché l'uomo possa dire:
"so cosa mi aspetta, voglio prepararmi".
E' ancora troppo forte.
Viene con una violenza,
con un impeto che non risparmia nulla.
Tutto è scompigliato;
i nostri progetti, i nostri piani, i nostri programmi,
e tavolta il fine stesso che ci eravamo proposti.
Allora, se non siamo pronti,
avremo il coraggio e la volontà di ricostruire,
sulle rovine dei nostri sogni, altri sogni, altri progetti,
un nuovo edificio?
Essere pronta, non vuol dire essere preparata,
non vuol dire aver pevisto tutto;
questo è impossibile;
nessuno può farlo.
Essere pronta, vuol dire accettare la vita
vuol dire andare incontro al nuovo giorno;
tendere le braccia verso la sua ricchezza sconosciuta;
stare di fronte alle ore che vengono, calma e serena;
vuol dire vivere il presente con forza, coraggio e buona volontà,
senza temere il domani, né quel che accadrà dopodomani;
né quel che può accadere in un lontano futuro.
Il domani non è tuo. F
orse ti sarà rifiutato.
Perché ti esaurisci nella preparazione di domani
trascirando la giornata di oggi?
L'oggi ti appartiene. Ti è stato dato.
Accettalo come un'offerta della vita,
e fa' di questo giorno qualcosa di bello.
Domani - se un domani ti darà dato - farai la stessa cosa.
E dopodomani lo stesso;
e così di seguito, un giorno dopo l'altro, sino alla fine.
Essere pronta, vuol dire accettare la vita;
tutta la vita; come viene a noi;
con quel che ha di più bello e quel che ha di più triste;
con i suoi giorni leggeri che passano come farfalle,
e i suoi giorni gravosi che si trascinano come la nebbia sui campi bagnati.
Essere pronta, vuol dire essere disposta a fare quello che l'ora richiede;
vuol dire accettare con buona volontà.
Non è dalle tue parole che vedrò che sei pronta;
non è dalle tue azioni: è dal tuo atteggiamento di fronte alla vita; forse dal tuo sguardo.
Accettare...
E' molto. Non è tutto. Per essere pronta, bisogna aver scelto.
La vita è troppo ricca; ci sono troppe cose che ci attraggono e ci richiamano.
Le forze fisiche ed intellettuali di un uomo non bastano per abbracciare tutto e compiere tutto.
In questa diversità bisogna scegliere....
Hai scelto. Sei pronta."
Lézard

Soprattutto...niente scambio



"...accade spesso che la ricerca di sensazioni prenda il posto delle emozioni, quando queste sono vissute come minacce...tale ricerca è la spontanea risorsa del bambino, quando è privato di relazioni sufficientemente stimolanti...
...non può nutrirsi effettivamente di uno scambio...lasciarsi andare a sperimentare i propri sentimenti significherebbe rischiare di perdere i propri limiti e sciogliersi come un pezzo di zucchero a contatto con l'acqua...

All'intensità dello sguardo, e del contatto che esso crea, corrisponde l'assenza di contatto fisico...tutti conoscono le proprie aspettative reciproche e sanno, in fondo, che queste sono troppo forti e che da troppo tempo sono insoddisfatte perchè ora sia possibile rispondervi. Se uno di loro facesse un piccolissimo gesto, forse cadrebbero l'uno nelle braccia dell'altro, realizzando così il loro desiderio più caro: ritrovarsi. Ma ciascuno di loro dubita dell'altro, nessuno si fida più e il miracolo non ha luogo. I loro sguardi si spengono ed essi si lasciano senza una parola, senza un gesto, per non rivedersi mai più. Era quello che veramente volevano? La mia esperienza clinica mi fa rispondere di no. Era una fatalità? Neppure. Spesso non ci vuole molto perchè le situazioni pendano in un senso o nell'altro. Un incontro, un evento, può provocare la chiusura oppure offrire una promessa di apertura...."
"Adulti senza riserva" P. Jeammet

lunedì 14 settembre 2009

domenica 13 settembre 2009

Per non dimenticare!



Di chi si sta parlando???????
"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza ad uso cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco atttraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni strupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali."
AVETE RISPOSTO??????
SI' ?????
...continuate la lettura
"Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.
Testo tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti.
Ottobre 1912